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IL GRAFENE "INTELLIGENTE" UCCIDE LE CELLULE TUMORALI. LA SCOPERTA

Uccidere selettivamente le cellule tumorali senza danneggiare quelle sane è possibile. 

Tra gli studi che negli ultimi anni stanno cercando di trovare una soluzione alla carica aggressiva della chemio e della radioterapia, ce n'è anche uno (scoperto nel 2017) dell'Università degli Studi di Sassari, pubblicato nella rivista scientifica "Angewandte Chemie".

Autrice della scoperta è la Dott.ssa Lucia Gemma Delogu, biochimico e ricercatrice del Dipartimento di Chimica e Farmacia dell'Ateneo, che ha coordinato una squadra interdisciplinare e internazionale composta tra gli altri da Ester Vazquez dell'Università di Castilla La Mancha, Alberto Bianco del CNRS di Strasburgo e Maurizio Prato dell'Università di Trieste.

"Abbiamo scoperto che un particolare tipo di grafene – un nanomateriale che ha straordinarie caratteristiche fisiche e chimiche – è in grado di eliminare in modo selettivo i monociti (cellule del sangue). Questa proprietà biologica ci ha spinto a credere che questo materiale fosse in grado di uccidere selettivamente le cellule tumorali di pazienti con leucemia mielomonocitica", spiega Lucia Delogu

In pratica nelle leucemie mielomonocitiche le cellule da uccidere sono proprio i monociti, quindi è importante trovare un farmaco che possa uccidere solo quelli dato che nel corso del tumore tutti i monociti sono tumorali. "Dal confronto con le terapie di uso comune, questo particolare tipo di grafene vien fuori vincente". Infatti, i chemioterapici attuali sono tossici, quindi nel distruggere le cellule tumorali, distruggono anche le cellule sane del sangue con evidenti effetti collaterali per il paziente.

"Il grafene da noi individuato invece è estremamente specifico solo per le cellule tumorali e non tossico per le cellule sane presenti nel sangue e dell'organismo in generale" dichiara Lucia Delogu

La ricerca è stata effettuata in stretta collaborazione con Claudio Fozza, oncoematologo e ricercatore del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell'Università di Sassari, che sottolinea: "Il nostro lavoro potrebbe essere un passo importante nel campo della ricerca contro le leucemie e potrebbe aprire interessanti scenari per la messa a punto di nuove terapie. Naturalmente, pur essendo altamente promettenti, i risultati fino ad ora ottenuti in laboratorio dovranno essere confermati in vivo".  Attualmente il Laboratorio di Biochimica e Bionanotecnologie dell'Università di Sassari, che ha come referente il professor Francesco Sgarrella, con Lucia Delogu,  sta lavorando per comprendere appieno quale sia il meccanismo biologico che rende possibile questa efficace azione del grafene sulle cellule tumorali. 

La ricerca è stata finanziata dal progetto Europeo G-IMMUNOMICS, coordinato dalla dottoressa Delogu, ed è sostenuto dal MIUR, dalla call Flagera 2015 e dal Progetto Europeo Graphene Flagship finanziato da Horizon 2020. 

fonte: comunicati stampa università di Sassari